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			 La maschera di Pulcinella come la 
			conosciamo oggi, è stata inventata ufficialmente dall'attore Silvio 
			Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di 
			Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c'è 
			chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché ha il 
			naso adunco; c'è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio 
			d'Aniello, nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di 
			girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora, come Margarete 
			Bieber vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo a.C. e 
			sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle 
			Atellane romane. Maccus rappresentava una tipologia di servo dal 
			naso lungo e dalla faccia bitorzoluta, con ventre prominente, che 
			indossava una camicia larga e bianca. 
			 
			La Bieber nel 1961 fa risalire questa maschera a Maccus personaggio 
			delle farse popolari romane chiamate Fabulae Atellanae. Tale 
			ipotesi, pur considerata improbabile, non si basa su prove, anche 
			per la sparizione dei materiali sulle atellane[1]. 
			 
			Altri fanno risalire la maschera ad un altro personaggio delle 
			Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (dall'aspetto 
			animale) il cui stesso nome, infatti, richiama il verso del gallo. 
			Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di 
			Pulcinella. 
			 
			Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare 
			nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro 
			vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di 
			basso ceto. Maccus rappresentava ora il sileno ora il satiro, in 
			qualche caso la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia 
			bitorzoluta, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza 
			maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre 
			prominente e recitava con voce chioccia. 
			Il nome [modifica] 
			Giuseppe Bonito Mascherata con Pulcinella 
			 
			Silvio si ispirò a Puccio d'Aniello, il nome di un contadino di 
			Acerra reso famoso da un presunto ritratto di Annibale Carracci, 
			dalla faccia scurita dal sole di campagna ed il naso lungo, che 
			diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella. Pulcinella ha 
			incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi 
			all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si 
			trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco 
			dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Altri autori 
			attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del 
			personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, 
			animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso 
			imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come 
			figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, 
			demone-santo salvatore, saggio-sciocco un dualismo che sotto molti 
			aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura 
			popolare napoletana 
			La Commedia dell'arte [modifica] 
			Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Commedia 
			dell'arte. 
			Il carro di Pulcinella durante la festa di Piedigrotta a Napoli 
			 
			Pulcinella come personaggio del teatro della commedia dell'arte 
			nasce ufficialmente con una commedia del comico Silvio Fiorillo: La 
			Lucilla costante con le ridicole disfide e prodezze di Policinella, 
			scritta nel 1609 ma pubblicata soltanto nel 1632 dopo la morte 
			dell'autore. 
			 
			Silvio Fiorillo, che già era famoso con il personaggio di Capitan 
			Matamoros, con Pulcinella, probabilmente, risuscita un personaggio 
			già presente nella tradizione del teatro napoletano. Calcese eredita 
			la maschera da Fiorillo. In altri testi è Michelangelo Fracanzani ad 
			ereditare la maschera da Calcese. 
			Polichinelle francese con doppia gobba 
			 
			Il nome di Pulcinella è cambiato nel corso degli anni, anticamente 
			era Policinella, come si vede dal titolo della commedia di Fiorillo, 
			o Pollicinella. Partito da Napoli in compagnia di altri personaggi 
			come Coviello, Pascariello e una lunga fila di capitani vanagloriosi 
			come Matamoros e Rodomonte che parlavano una lingua franca a metà 
			tra il napoletano e lo spagnolo, Pulcinella con Silvio Fiorillo 
			approdò nelle grandi compagnie comiche del nord e divenne 
			l'antagonista di Arlecchino, il servo sciocco, credulone e sempre 
			affamato di quella fame atavica dei poveri diavoli. 
			 
			Anche nell'aspetto Pulcinella è cambiato nel corso dei secoli, la 
			sua maschera è stata chiara o scura a seconda dei periodi, il 
			pittore veneziano Giandomenico Tiepolo lo dipinge in ambedue i modi, 
			ma siamo già nel XVIII secolo. Nel 1621 nella raccolta d'incisioni 
			intitolata I Balli di Sfessania, il francese Jacques Callot 
			rappresenta il suo Polliciniello con la maschera bianca, il ventre 
			prominente diventa una gobba, anzi spesso una doppia gobba, come 
			nella versione francese, altre volte la gobba scompare come nei 
			disegni del pittore romano del '700 Pier Leone Ghezzi dove è 
			rappresentato con la maschera nera. 
			 
			Comunque la più importante raccolta di lazzi pulcinelleschi rimarrà 
			quella del seicentesco Padre Placido Adriani (Lucca fine sec. XVII-? 
			dopo il 1736). A Napoli, all'inizio del Settecento, la fortuna del 
			personaggio di Pulcinella ha bisogno di uno spazio proprio, per 
			questo verrà costruito appositamente un teatro per le commedie in 
			dialetto: il San Carlino dove lavoreranno famosi Pulcinella come 
			Petito e Altavilla. 
			 
			Forse l'aspetto del Pulcinella che conosciamo oggi è quello dei 
			disegni di Ghezzi, filtrati attraverso il costume che per anni 
			indossò il più longevo e prolifico attore di farse pulcinellesche: 
			Antonio Petito. Addirittura si è ipotizzato che la forma della 
			maschera, in particolare nelle versioni più recenti, interpreti un 
			comun denominatore delle caratteristiche somatiche (e craniometriche) 
			che contraddistinguono il popolo dei vicoli. Nello studio, La vera 
			storia del cranio di Pulcinella, una serie di caratteristiche 
			somatiche, come le arcate sopracciliari pronunciate e gli occhi 
			incavati,si suppone siano tramandate con grande frequenza nei fitti 
			e chiusi microsistemi dei quartieri popolari di Napoli. 
			Pulcinella nel teatro dei burattini [modifica] 
			Pulcinella, personaggio di un teatro di burattini 
			 
			Al di là della Commedia dell'Arte il personaggio di Pulcinella si è 
			sviluppato autonomamente nel teatro dei burattini, di cui è ormai 
			l'emblema. 
			 
			Il Pulcinella burattino non è più servo e servitore, ma un archetipo 
			di vitalità, un anti-eroe ribelle e irriverente, alle prese con le 
			contrarietà del quotidiano e i nemici più improbabili. Il Pulcinella 
			delle guarattelle è un protagonista assoluto, che affronta e 
			sconfigge tutti i suoi avversari. 
			Pulcinella famosi [modifica] 
			G.D. Tiepolo Pulcinelli acrobati 
			 
			Altri Pulcinella famosi, oltre Fiorillo, furono: 
			 
			Andrea Calcese, che può essere considerato il primo vero Pulcinella 
			della storia, in quanto il suo maestro Silvio Fiorillo fu l'ideatore 
			della maschera. Calcese indossò la maschera per la prima volta nel 
			1618. Il suo stile recitativo era impostato sulla improvvisazione, 
			il che consisteva nell'inventare continuamente lazzi e battute senza 
			alcun schema. 
			 
			Michelangelo Fracanzani che nel 1685 inventò, ad uso e consumo delle 
			scene parigine il personaggio di Polichinelle. Fracanzani era nipote 
			del pittore Salvator Rosa che anche lui saltuariamente si esibiva 
			come dilettante nei teatri di prosa dell'arte con un personaggio da 
			lui inventato, un zanni napoletano di nome Formica. 
			 
			Vincenzo Cammarano, detto "Giancola", siciliano di nascita ma 
			napoletano d'adozione, fu un glorioso Pulcinella, il più grande del 
			settecento, amato dal popolo napoletano e persino dal re Ferdinando 
			IV, che spesso sbeffeggiava, attribuendogli il nomignolo di "Re 
			nasone". Pare che i due si conobbero anche e come testimonia il film 
			del 1959 "Ferdinando I, re di Napoli", dove Peppino De Filippo è il 
			re nasone, e Eduardo de Filippo, Giancola. Morirà nel 1809 passando 
			il testimone al figlio Filippo. 
			 
			Filippo Cammarano (1764-1842), grande Pulcinella, figlio di 
			Vincenzo. Filippo Cammarano si distinse per la sua interpretazione 
			molto popolare e piacque sia ai napoletani che alla corte dei 
			Borboni, fu beniamino di Re Ferdinando II, i suoi rapporti con la 
			corte erano simili a quello dei giullari delle corti medievali. Fu 
			anche scrittore e il primo ad avviare la "riforma" in senso morale 
			della maschera di Pulcinella, nel suo scritto "Pulcinella Molinaro" 
			(1814), ripropone temi e situazioni della commedia dell'arte e 
			dell'opera buffa, ma Pulcinella, pur rimanendo lo sciocco di sempre, 
			vi esprime con forza domande di giustizia. 
			 
			Pasquale Altavilla (1806-1875) attore e autore dell'800 lavorò 
			accanto a Salvatore Petito lasciando numerose commedie 
			pulcinellesche, alcune delle quali ancora oggi sono rappresentate. 
			 
			Antonio Petito (1822-1876) fu il più famoso Pulcinella dell'800(e di 
			tutti i tempi), a lui si devono numerosissime farse pulcinellesche, 
			figlio di Salvatore Petito, altro grande Pulcinella, Antonio era 
			quasi analfabeta ma lasciò il più numeroso "corpus" di commedie 
			pulcinellesche che spesso si ispiravano a temi di attualità della 
			società napoletana del suo tempo. 
			 
			Giuseppe De Martino (1854-1918), entrò giovanissino nella compagnia 
			di Antonio Petito, dove né carpì tutti i segreti. Con la morte di 
			Petito, toccò a lui sostituirlo esattamente quattro giorni dopo. 
			 
			Salvatore De Muto (1876-1970), l'ultimo grande Pulcinella, indossò 
			la maschera nel 1913, gli diede l'investitura ufficiale il grande De 
			Martino. Vestì i panni di Pulcinella ininterrottamente fino allo 
			scoppio della 2º guerra mondiale, poi cadde nel dimenticatoio, 
			finché il grande Eduardo De Filippo non lo volle all'inaugurazione 
			del teatro San Ferdinando del 1954, nello spettacolo "Palumbella 
			zompa e vola" dove vestì per l'ultima volta il costume. Morirà di 
			miseria nel 1970. 
			Eduardo e Pulcinella (qui interpretato da Achille Millo) 
			 
			Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, 
			soprattutto all'inizio di carriera. Nel settembre 1958 a Milano per 
			inaugurare la stagione del Piccolo Teatro mise in scena un felice 
			adattamento della commedia di Pasquale Altavilla Pulcinella in cerca 
			della sua fortuna per Napoli. Nel 1957 scrive Il figlio di 
			Pulcinella, commedia in cui il trickster partenopeo vecchio e 
			servile muore riscattato dal figlio venuto dagli Stati Uniti che ha 
			deciso di togliersi la maschera per non essere più assoggettato. 
			 
			E inoltre: 
			 
			Enzo Cannavale (1928), nel 1982 interpreta in Giuramento di Alfonso 
			Brescia un emigrato napoletano a New York che per sbarcare il 
			lunario interpreta la maschera di Pulcinella per feste private e di 
			piazza. Emblematica la fine della pellicola in cui 
			Cannavale-Pulcinella, dopo aver salvato la vita a Mario Merola ed 
			Ida Di Benedetto, pronunzia ad un affranto Nino D'Angelo, prima di 
			morire, la emblematica frase "Pullecenella nun more maje!". 
			 
			Massimo Ranieri (1951), nella stagione teatrale 1986-87 è stato un 
			raffinato interprete dello spettacolo teatrale "Pulcinella" di 
			Maurizio Scaparro. 
			 
			Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, con il 
			film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 
			portando la sua versione della maschera napoletana sul grande 
			schermo. 
			 
			Pino Daniele (1955) nel suo album d'esordio Terra mia (1977) 
			interpreta nel brano Suonno d'ajere la parte di un Pulcinella 
			malinconico e rabbioso che, toltosi la maschera (un richiamo alla 
			commedia di Eduardo), pensando al dolore dei poveri e dei diseredati 
			medita un'azione di rivolta. 
			 
			Esiste anche un Pulcinella cartone animato, personaggio del film 
			Totò Sapore e la magica storia della pizza, che, a differenza del 
			Pulcinella originale, è basso, cammina a piedi nudi e canta una 
			canzone che compare nella scena, quando si ubriaca e sogna di volare 
			insieme ad altri sosia, la canzone s'intitola "Tutta Napule è comm'a 
			'mme" 
			 
			Altri Pulcinella famosi, sono da ritenersi gli attori Achille Millo, 
			Gianni Crosio, Tommaso Bianco e Nino Taranto. 
			 
			Fonte: Wikipedia, l'enciclopedia libera distribuita con GNU Free 
			Documentation License 
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